Esce per Altreconomia “L’Italia è bella dentro”, un libro che racconta un Paese inaspettato, quello delle "aree interne": Luca Martinelli è il narratore di questa Italia lontana dalla grande città, considerata marginale e spesso fragile, ma allo stesso tempo sorprendentemente viva e portatrice di innovazione, che trova forze e risorse dove in apparenza c’è solo abbandono.
Questo libro restituisce voce e valore ai territori dove, in oltre 5.000 Comuni, vivono 12 milioni di persone, raccontando le forme di resistenza (o di “restanza”) e di ritorno, un fenomeno che riguarda Alpi e Appennini. Nelle aree interne si produce 2/3 del valore dei servizi ecosistemici, le risorse che gli ecosistemi producono (ossigeno, acqua, cibo, ecc.) per la necessità delle società umana, che secondo stime attendibili a livello nazionale valgono 93 miliardi di euro l’anno, quasi il 5% del PIL.
Per scongiurarne l’abbandono e favorire il “ritorno” nelle aree interne è necessario far sì che chi vive nei territori al margine e nei piccoli e piccolissimi Comuni abbia accesso ai servizi essenziali di cittadinanza, come presidi sanitari, scuole, trasporti, innovazione digitale e altre funzioni “comunitarie”. Senza tale processo è impossibile "riabitarli" e di conseguenza saltano la cura e la tutela del patrimonio rurale e del paesaggio, delle “infrastrutture verdi” come i boschi, oltre che la salvaguardia dei saperi tradizionali.
È la missione -ad esempio- della Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI) della presidenza del Consiglio dei ministri e di altre iniziative, anche private, come il programma intersettoriale "AttivAree" di Fondazione Cariplo o il lavoro delle Associazioni fondiarie, di cui il libro rende conto. All'esperienza della SNAI è dedicata in particolare una lunga intervista che coinvolge Fabrizio Barca, oltre a Giovanni Carrosio, Daniela Luisi e Filippo Tantillo.
Il libro racconta poi le storie di chi ritorna. Non vicende eroiche ma spesso esemplari: scelte di persone normali che esplorano nuovi stili di vita e imprenditoriali, trasformando le tradizioni in mestieri dell’oggi, in primis un’agricoltura che ritrova l’alleanza fra uomo e natura. Storie di riabitanti, resistenti, ritornanti, dalla Val Borbera alla Val Trompia e alla Val Sabbia, dall'Appennino Reatino all'Irpinia e ai Monti Dauni. C'è chi riscopre antichi vitigni o grani antichi tradizionali, chi crea una nuova "filiera del bosco", chi apre un museo del territorio e chi diventa una "comunità ospitale".
Qual è il messaggio? Le disuguaglianze territoriali si combattono prima di tutto applicando l’articolo 3 della Costituzione. Spiega Fabrizio Barca, coordinatore del Forum disuguaglianze diversità ed ideatore della Strategia Nazionale Aree Interne: “Perché torni la voglia ai giovani e ai meno giovani che stanno mostrando desiderio di restare in questi luoghi, gli si deve fornire una ragione per rimanere. Prima di tutto ridurre la loro esclusione sociale: da una scuola di qualità, da una salute dignitosa, dalla copertura con la banda larga, da un trasporto rigido fatto di grandi bus inutili in questi territori, dal credito […]. Ed esclusione, infine, anche dalla terra, resa inaccessibile ai potenziali giovani agricoltori. Che cosa fare allora? C’è da attuare l’articolo 3 della Costituzione, rimuovere questi ostacoli e ridurre così le disuguaglianze […] permettendo che – anziché andarsene – chi vive in questi territori manifesti le proprie idee imprenditoriali”.
Un dialogo sull’Italia con altri illustri contributi: la bella prefazione di Alessio Maurizi, giornalista di Radio24, un’intensa conversazione con il poeta e paesologo Franco Arminio che dice: "Ogni sindaco dovrebbe sentirsi come la vertebra di una schiena, ogni area interna diventa il pezzo di un discorso che riguarda tutto il Paese. (...).