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Roma, Corviale e il suo futuro: la periferia si risolleva da sola?

Autore: Mauro Milone
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Pubblichiamo gli articoli di studenti e studentesse nell’ambito delle prove al modulo sull’Economia sociale del Master Sociocom  in Comunicazione dell’Università di Roma Tor Vergata: qui l’articolo di Mauro Milone

 

Corviale, o più correttamente Nuovo Corviale (detto “il Serpentone” per via della sua lunghezza), è un complesso residenziale di Roma situato nella periferia sud-ovest della capitale (l’allora XI municipio) costruito tra il 1975 e il 1984. Il complesso, che accoglie circa 4500 abitanti, nel progetto è formato
essenzialmente da tre edifici: la monumentale “stecca” principale, un unico corpo lungo quasi un chilometro per nove piani (30 metri di altezza); un secondo corpo più basso, parallelo al primo, di cinque piani; ed un terzo corpo orientato di 45° rispetto ai primi due.

Per le sue grandi dimensioni e per le difficili condizioni di vita dei suoi abitanti, è divenuto nell'immaginario
collettivo il quartiere-simbolo del degrado delle periferie italiane. Senza entrare in paragoni con altri
simboli del degrado delle nostre periferie che porterebbe il nostro orizzonte troppo lontano, Corviale si
pone come icona di una progettualità architettonico-urbanistica, se non fallita, certamente incompiuta
sotto molti aspetti. Nato come progetto che avrebbe dovuto caratterizzarsi per una positiva socialità
democratica dell’insediamento urbanistico, è venuta a mancare proprio quella parte dell’opera che avrebbe
dovuto stimolare le pratiche di socializzazione. In particolare, la progettualità originaria di Corviale è venuta
meno dal non completamento di una serie di opere (quelle connesse con la socialità) che avrebbero

consentito di addivenire ad un risultato finale vicino a quello del progetto iniziale. Infatti la parte più
innovativa di Corviale doveva essere rappresentata dai servizi e dagli impianti collettivi. Si prevedevano 4
teatri all’aperto, gli uffici circoscrizionali, 1 grande sala di 500 posti per riunioni, 1 biblioteca, 1 palestra
coperta, 2 scuole elementari, 1 scuola media, 2 materne, 3 asili nido, 1 consultorio pediatrico, 1 farmacia, 1
mercato coperto, 1 ristorante con sala banchetti e self-service, 1 chiesa parrocchiale. Solo una parte di
questi servizi sociali è stata realizzata, e, oltremodo, a distanza di molti anni e senza una progettualità
finalizzata all’idea originale.

IL TENTATIVO DI RISCATTO

Nel corso degli anni, in modo spontaneo, grazie all’impegno dei suoi abitanti e di alcuni promotori (veri e propri “attivisti” di un rilancio dell’insediamento, sia a livello socio-culturale sia a livello imprenditoriale) e finanche di parte della comunità scientifica (più a livello di urbanisti che di sociologi), Corviale ha iniziato a cercare di superare l’immagine di “fallimento di un’utopia”, ed è divenuto luogo di intense attività sociali (culturali e sportive), ponendo le basi per uno sviluppo ulteriore dell’insediamento, alla luce di nuove progettualità. Con dinamiche policentriche, l’Amministrazione Comunale della città di Roma, il XV Municipio, la Provincia di Roma, la Regione Lazio, hanno accolto alcune delle proposte venute dagli abitanti e dai promotori di iniziative culturali e sportive, è stato avviato un complessivo “ripensamento” sull’esperienza dell’insediamento, ed è stata messa in moto una complessa riflessione sulle potenzialità di Corviale.

A partire dal 2001 dalla sensibilità mostrata dalla giunta Veltroni nei confronti delle periferie, il soggetto promotore è stato l’Assessorato alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo locale, per il Lavoro, che, in collaborazione con il “Laboratorio Territoriale Corviale – Roma Ovest”, ha scelto di sostenere progetti finalizzati alla produzione artistica e al coinvolgimento degli abitanti; l’anno di questa iniziativa è stato il 2002, nel quale sono state avviate una serie di azioni intraprese, oltre che al recupero degli spazi della struttura, alla creazione di attività di consulenza, formazione e lavoro, finalizzate ad attivare una nuova percezione sia da parte degli abitanti sia da parte della città; nello stesso 2002 il Municipio decide di tenere – anche simbolicamente – alcune sedute del Consiglio nella nuova Aula Consiliare appositamente realizzata a Corviale, lasciando la sede storica di Villa Bonelli.

Si tratta di un ampio spettro di attività: da laboratori d’arte a palestre ed altri luoghi per le attività culturali
e sportive, senza dimenticare il progetto, purtroppo interrotto, di Osservatorio Nomade promosso dalla
Fondazione Adriano Olivetti (2004-2006). E proprio il caso stesso, molto stimolante in sé, dell’esperienza
della Fondazione Olivetti è sintomatico: ha lasciato eccellente traccia storica, nella memoria degli operatori
e forse anche degli abitanti, ha certamente stimolato il “capitale intellettuale” del quartiere, ma non è
riuscito a stimolare un prosieguo autonomo del progetto, allorquando l’Amministrazione Comunale ha
sospeso il finanziamento. E’ una dinamica sulla quale è indispensabile sviluppare una riflessione critica, per
evitare la riproduzione di iniziative “dall’alto”, che finiscono per contrastare una sana dinamica di
compartecipazione democratica “dal basso verso l’alto”. Per superare, quindi, il carattere occasionale delle
varie iniziative, nel maggio 2009 è stato avviato l’iter di una proposta di deliberazione consiliare nell’ambito
del Comune di Roma, dal significativo titolo “Linee di indirizzo al Sindaco e alla Giunta per la individuazione
e promozione dell’ambito territoriale di Corviale come Distretto Metropolitano dell’Arte, della Cultura e
dello Sport”. E grazie anche al supporto dell’allora Assessore allo Sviluppo Economico Ricerca Innovazione
Turismo della Regione Lazio si è deciso di promuovere un “gruppo di lavoro”, coordinato da IsICult (Istituto
italiano per l’Industria Culturale), che apportasse saperi disciplinari e conoscenze tecniche plurali: il “gruppo
di lavoro” si è avvalso quindi dell’esperienza di operatori dal differente background (università, ricerca,
artisti, promotori culturali e sportivi, imprenditori), ma si è basato anzitutto su una filosofia politica di
acquisizione di consenso attivo e partecipato da parte dei residenti, ovvero della comunità di Corviale.

CALCIO SOCIALE

Calciosociale nasce nel 2005 come società sportiva dilettantistica senza scopo di lucro. Da quasi 20 anni, opera in contesti giovanili ad alto rischio di devianza proponendo un’attività educativa e pedagogica che coinvolge a 360 gradi il ragazzo e la sua famiglia. Nel 2009, grazie all’impegno di volontari, istituzioni, aziende e cittadini, nasce il Campo dei Miracoli – Valentina Venanzi, un centro sportivo aperto a tutti nel quartiere di Corviale, periferia sud ovest della città di Roma.

Nel 2012 Calciosociale è stata chiamata a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo ha raccontare la sua
esperienza come esempio di realtà associativa che realizza un progetto d’integrazione all’avanguardia da
esportare in tutte le capitali europee.

Ad oggi le attività del Calciosociale sono presenti a Roma, presso il quartiere di Corviale, in Toscana a Montevarchi e ad Empoli, a Napoli, nel quartiere di Scampia, in Sardegna a Quartu Sant’Elena e in Abruzzo
nella cittadina di Carsoli. Ogni anno si organizzano dei gemellaggi e dei campi estivi per condividere insieme
l’esperienza del Calciosociale.

Il loro motto è: “Cambiamo le regole del calcio per cambiare le regole del mondo. Puoi farlo anche tu!” Le squadre sono miste, ad arbitrare sono i capitani, un giocatore non può segnare più di tre gol a partita. Sono queste alcune delle regole speciali di Calciosociale, una nuova tipologia di calcio fuori dalla logica comune e dallo straordinario impatto sociale. Figura di spicco è quella di Massimo Vallai che è dal 2017 tra i Fellow di Ashoka: imprenditori sociali che offrono soluzioni innovative per affrontare i problemi più urgenti della società. Con il suo Calciosociale sta creando un sistema di calcio inclusivo, in contrasto con l’esclusività del calcio tradizionale. Questo progetto, nato a Corviale, come detto sta trovando positive repliche in altre aree d’Italia e del mondo.

Esiste una serie per il web che negli ultimi anni ha fatto parlare di sé in tutto il mondo: si chiama Stranger Things e parla di un gruppo di ragazzi che affrontano delle “brutte avventure” con un mondo parallelo chiamato “Sottosopra”, abitato da creature inquietanti. Tornando al Campo dei Miracoli a Roma, la sede di Calciosociale, abbiamo la sensazione di entrare in un “Sottosopra al contrario”, dove la bellezza e la magia hanno la meglio su un contesto segnato da decenni di violenza ed abbandono. Fin troppo facile ricordare l’assonanza con le Vele di Scampia, ma le somiglianze non sono solo legate al degrado e all’abbandono, ma per chi ha visitato Scampia non può certo dimenticare quelle realtà di grande significato come il Mammut e “Chi rom e chi no”.

QUALE FUTURO?

La proposta della Regione: “Demoliamo Corviale”. Per riqualificare Corviale l’ultima proposta proviene dalla nuova giunta della Regione che, in un incontro particolarmente cordiale e di conoscenza, ha proposto di demolire il Serpentone di Corviale. Da una parte il nuovo assessore regionale a urbanistica e casa, Pasquale Ciacciarelli, insieme al capo di gabinetto Giuseppe Pisano. Dall’altro gli assessori a urbanistica e patrimonio di Roma Capitale, Maurizio Veloccia e Tobia Zevi anche loro accompagnati dal capo staff del Sindaco, Alberto Stancanelli. A parlare quasi esclusivamente Pisano, che ha esposto un paio di idee della Regione rispetto alla riqualificazione di Corviale:
“Ristrutturazione classica o demolizione e ricostruzione, con l’edificazione di stabili separati”. L’idea della demolizione partiva dal voler annullare l’effetto “alveare”; che per molti versi è stato ed è uno dei fattori alla base del disagio sociale dal quale, faticosamente, il palazzone cerca di affrancarsi. Dopo una analisi della sua fattibilità si è convenuti sulla impraticabilità della proposta di demolizione. In particolare ha pesato sia l’impossibilità di poter ricollocare nel frattempo le famiglie coinvolte, sia i problemi tecnico/ambientali che avrebbe richiesto lo smaltimento di circa 750.000 metri cubi di cemento.

I progetti per riqualificare Corviale che aspettano il via A Corviale ci sono due progetti che dovrebbero essere portati a termine nei prossimi anni: il primo è il progetto ormai datato 2014 ed è “Rigenerare Corviale”, vinto dall”architetta Laura Peretti. Nel 2019 è partito il piano di recupero, con lo sgombero degli abusivi e la conseguente ristrutturazione costata circa 10 milioni di euro. Nei mesi successivi la Regione e Ater hanno gradualmente consegnato le chiavi di circa il 50% degli appartamenti. A gennaio 2022 si è conclusa la conferenza dei servizi: gli ingressi del Serpentone aumenteranno da 5 a 27, ci saranno aree verdi e servizi, attraversamenti pedonali nuovi, banda ultralarga, spazi pubblici continui e una grande piazza. In totale 20 milioni di euro previsti.

L’altro progetto, più recente, prevede un investimento di 120 milioni di euro complessivi da parte della
Regione (anche grazie ai fondi del Pnrr) i cui propositi sono stati condivisi con gli abitanti (circa 6.000) e le
associazioni che operano sul territorio, tra queste Corviale Domani che sin dall’inizio si è sempre dichiarata
soddisfatta di quanto previsto dal progetto.

Lo scopo è quello di riqualificare le stecche che compongono il mega comprensorio, migliorare e funzionalizzare le aree verdi, rendere le infrastrutture efficienti energeticamente, creare iniziative di inclusione sociale dedicate ai più giovani e alle loro famiglie. In sostanza portare a compimento, con 47 anni di ritardo rispetto alle intenzioni, l’opera messa su carta dall’architetto Mario Fiorentino e dal suo team nel 1975. Anche per questo progetto come per il primo, per saperne qualcosa in più i cittadini dovranno però aspettare la nuova giunta regionale, in formazione proprio in questi giorni.